Cattivi Attori

Il film I Love Trouble (giugno 1994, Touchstone Pictures) parlava di un ormone finto geneticamente modificato che una compagnia senza scrupoli cercava di portare sul mercato nonostante qualche processo di ricerca sfavorevole. Nel corso del film, la compagnia manomette i dati di manifattura e distorce i risultati degli studi per dimostrare la finta sicurezza del prodotto, insieme alla propensione di commettere crimini più sciatti e anche omicidi, tutto in nome della cupidigia collettiva. Questo tipo di comportamento viola le più ovvie norme dell’etica, e nessuno ha bisogno do un libro filosofico per capire perché. Queste compagnie senza scrupoli- cattivi attori- aumentano il rischio di consumo di alimenti prodotti usando la biotecnologia? nella maniera più assurda si. Il governo e i partiti responsabili all’interno dell’industria alimentare devono vigilare tali atteggiamenti. I film come I love trouble sono vagamente realistici? Ci sono stati esempi in cui scienziati furfanti hanno violato sia la forma che lo spirito delle politiche istituzionali (ma non le leggi) nell’inseguimento della ricerca biotecnologica e voci riguardo dati di rBST repressi hanno circolato tra i critici per anni. Comunque, nessuna evidenza credibile di attività immorale che avrebbe potuto esporre i consumatori a rischio è mai diventata pubblica. La modificazione genetica continua a mostrarsi come un elemento della trama dei film scientifici, ma dalla decade di I love trouble, nessun film ha fatto alla biotecnologia cosa The China Syndrome e Silkwood hanno fatto all’energia nucleare. Comunque, si sono verificati casi più disturbanti di cattivi attori. Uno di questi ha preoccupato una compagnia giapponese che ha introdotto un nuovo metodo di manifattura del tryptophan come supplemento nella dieta, usando microrganismi geneticamente modificati. Questo incidente è compare preminentemente nel libro di Gary Comstock “Vexing Nature?”(2000). Ci sono stati molti morti in relazione con le impurità presenti nel prodotto, e gli oppositori alla modificazione genetica continuano a citare questo come un esempio dei pericoli della biotecnologia.

È più probabile che altre irregolarità nella manifattura del prodotto abbiano causato il problema, e che l’incidente del tryptophan fosse il caso di un cattivo attore industriale. Alla fine, Comstock conclude che l’episodio del tryptophan fornisce una lezione oggettiva nel bisogno di controllo della regolazione, ma non fornisce una argomentazione di etica obbligatoria contro qualsiasi applicazione della biotecnologia agli alimenti. Un altro incidente è avvenuto in connessione con i test sul campo di un nuovo tipo di pianta di mais attiva farmacologicamente condotti dalla Prodigene Company nel 2002. La compagnia non seguì tutte le fasi adeguate per assicurare questo grano, mai pensato per l’uso umano, fu tenuto fuori dall’approvvigionamento alimentare, e fu pesantemente multato per il suo fallimento dal dipartimento americano dell’agricoltura (USDA) (Thayer 2002). Più genericamente i Biotechnology Regulatory Services presso l’Animal e Health Inspection Service (APHIS) presso l’USDA hanno condotto una revisione delle complicazioni di queste procedure, scoprendo che il 2% dei test sul campo autorizzati costituivano infrazioni di potenziale complicazione.

Tra il 1990 e il 2001, dopo una profonda investigazione di ogni infrazione di potenziale complicazione, l’APHIS scoprì che il 76% di tutte le infrazioni di potenziale complicazione erano effettiva infrazioni di complicazione, e di quelle, il 12% erano riferite all’unità Investigative e Enforcement Services (IES) dell’APHIS ed erano violazioni considerate.

Il potenziale di una condotta immorale esiste ovunque nella vita dell’uomo, e la biotecnologia non fa alcuna eccezione. I cattivi attori esistono, ma che significato si dovrebbe dare a questo? Non è necessario leggere un libro di filosofia per vedere cosa c’è di sbagliato nei cattivi attori che mostrano apertamente la loro mancanza di etica. Il tema dei cattivi attori non può non essere citato e porta a ulteriori discussioni per almeno tre ragioni. In primo luogo, sebbene acciuffare i furfanti è compito della polizia, creare un ambiente di lavoro in cui l’atteggiamento non etico non è accettabile è responsabilità di ognuno. Se le questioni etiche trattate in questo libro vengono prese seriamente, il clima sarà meno ospitale per le grandi violazioni della condotta etica. In secondo luogo, alcuni scienziati potrebbero pensare che una parte della condotta, che è cosi ovviamente immorale negli incidenti citati o nel film I love trouble, sarebbe accettabile (o almeno perdonabile) se i prodotti non costituissero nessuna minaccia alla salute umana ( come potremmo presumere che le violazioni di conformità ambientale dell’ APHIS tra il 1990 e il 2001 non lo siano state). Non hanno intenzione di provare e giustificare questa specie di condotta, ma potrebbero ben argomentare che tali incidenti non dovrebbero essere citati in una discussione sui rischi per la sicurezza alimentare derivata dalle biotecnologie agricole ( come i raccolti tolleranti all’erbicida o i raccolti Bt), che non costituiscono nessuna minaccia per la salute dell’uomo. Si potrebbe dire che mentire o usare l’intimidazione per portare un prodotto sicuro sul mercato non ha alcuna conseguenza sulle proprietà biotecnologiche che sono la base per valutazioni oggettive di rischio per la salute, e potrebbero essere solo parte dell’ambiente del business per le grandi compagnie agricole. Ma questo ragionamento porta a un approccio superficiale al problema del rischio. Abbastanza razionalmente portiamo prove riguardanti la condotta della gente di cui ci dobbiamo fidare che abbiano relazioni con le valutazioni di rischio che formuliamo fidandoci di loro. Scienziati furfanti, dati repressi e non adesione alle regolazioni ambientali sono questioni importanti, anche quando non costituiscono un pericolo per la salute. In terzo luogo, i cattivi attori possono attaccare maggiormente la sicurezza alimentate nei paesi in cui la povertà, l’analfabetismo e un debole o corrotto sistema di regolazione creano opportunità di abuso.

Si è fatto abuso di altre tecnologie agricole in questo modo. Una rivista del Senato americano di uso di prodotti chimici agricoli nei paesi in via di sviluppo ha documentato vari esempi di pericolo e uso improprio, causando pericolo per i lavoratori e i consumatori alimentari (senato americano 1991). Tuttavia, nessun documento corrispondente elenca gli abusi dei prodotti biotecnologi, sebbene il critico attivista Vandana Shiva fa delle affermazioni di condotta immorale dalla parte degli impiegati dalle compagnie biotecnologiche (come il governo americano ) in India (Shiva 2003,2005). Queste attività affermate vanno dal furto della proprietà intellettuale all’estorsione e il bullismo. Sebbene queste affermazioni, se vere, sono ovvi casi di scorrettezza etica, c’è un dilemma etico per le compagnie biotecnologiche, per i ricercatori del settore pubblico di biotecnologia, e per il governo del mondo industrializzato. Da un lato, sembra essere una responsabilità di assicurare che i prodotti e le scoperte della ricerca prodotti nei paesi industrializzati non costituiscono un pericolo ai lavoratori innocenti e ai consumatori degli alimenti nel mondo non industrializzato. Dall’altro lato, è chiaro che qualsiasi sforzo di restringere, regolare o controllare l’uso e lo sviluppo della tecnologia in un altro paese diventa paternalistico e indifendibile a un certo punto. Nonostante questo dilemma, è tempo passato per il potenziale dei cattivi attori di ricevere più attenzione in letteratura e nel dibattito sulla biotecnologia di quanto non ne abbia. Non c’è quasi stata attenzione per i rischi potenziali derivanti dall’abuso deliberato della biotecnologia alimentare sia nel mondo industrializzato che in via di sviluppo. Sebbene sarebbe improbabile che nessuno abbia avuto delle conseguenze pericolose dall’abuso di essa, ci sono prodotti sul mercato di cui si potrebbe abusare, e questa possibilità aumenterà la messa in vendita di prodotti transgenici come forme non alimentari. Ne è un esempio un prodotto esistente, il mais transgenico ,che produce aviden per scopi industriali. L’Aviden, un agente biologico utile, è tossico per una grande quantità di specie di animali, inclusi gli artropodi, gli uccelli e i mammiferi (sebbene sia un ingrediente naturale delle uova di gallina, anche se non in quantità eccessive). Queste piante di mais che sono state trasformate per la produzione commerciale di aviden sono state mostrate per esibire i livelli di aviden sufficiente per creare un pesticida efficiente post raccolto, sebbene è in dubbio che potrebbe ricevere l’approvazione regolatoria per questo uso. Ci sono tanto tutti gli incentivi perché i cattivi attori piantino il mais transgenico che produce aviden (se potessero averne la possibilità), e che distribuiscano questa produzione nell’approvvigionamento alimentare (NCR 2002°, pp 180-181). Non c’è alcuna ragione di pensare che ciò è successo o succederà, ma la possibilità di questo genere di rischio illustra perché non è perdonabile la continua disattenzione al potenziale della condotta immorale da parte delle compagnie biotecnologiche, i loro impiegati, coloro che si occupano con l’approvvigionamento agricolo e anche gli stessi coltivatori.

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