Geni di resistenza e geni di avirulenza

Diverse proteine, codificate dai geni di resistenza sono state

clonate da differenti specie di piante (Arabidopsis, lino, riso,

tabacco e pomodoro) e possono conferire resistenza contro virus,

batteri, funghi e nematodi (Takken and Joosten, 2000). Tali proteine

presentano molti caratteri comuni e possono essere classificate, in

base ai domini strutturali e alla localizzazione citoplasmatica, in sei

classi principali (Hammond-Kosack et al., 1997).

Tre di queste classi sono caratterizzate da sequenze ripetute,

ricche in leucina (LRRs) domini, questi, coinvolti nell’interazione

proteina-proteina. Diverse evidenze inducono a credere che queste

regioni siano i principali fattori implicati nella specificità del

riconoscimento del patogeno (Martin, 1999).

Una prima classe di proteine LRRs, probabilmente quella che

racchiude la maggior parte delle proteine codificate dai geni finora

clonati, può essere suddivisa ulteriormente in due subclassi. Queste

ultime hanno entrambe localizzazione citoplasmatica e un sito di

legame per i nucleotidi (NB)-LRRs ma si differenziano per la

presenza all’N-terminale o di un dominio TIR (TIR-NB-LRR), che

presenta omologia di sequenza con il recettore Toll di Drosophila e

con il recettore dell’interleuchina-1 di mammifero, o di un dominio

“coiled-coil” (CC-NB-LRR) che, probabilmente, contribuisce alla

dimerizzazione delle proteine (Hammond-Kosack and Jones, 1997).

Sia le proteine TIR-NB-LRR che CC-NB-LRR,

conferiscono resistenza ad una larga varietà di patogeni

inclusi virus, batteri, funghi, nematodi ed insetti.

Le altre due classi di proteine LRRs sono legate alla membrana

plasmatica da un’ancora trasmembrana (LRRs-TM) e presentano i

domini LRRs localizzati a livello extracitoplasmatico. Le due classi

si differenziano per la presenza, in una di esse, di un residuo

chinasico localizzato nel citoplasma (LRRs-TM-Kinase). Le

proteine LRRs-TM, sono coinvolte nella resistenza a funghi e

nematodi; ne sono un esempio le proteine Cf di pomodoro che

conferiscono resistenza ai ceppi di Cladosporium fluvum recanti i

corrispondenti geni avr (Joosten and De Wit, 1999).

Le LRR-TM-Kinasi conferiscono resistenza ai batteri. Ad

esempio la proteina del riso Xa21 conferisce resistenza a

Xanthomonas oryzae pv. oryzae (Song et al., 1995).

Una classe distinta di proteine citoplasmatiche è stata

identificata in pomodoro. Si tratta del prodotto del primo gene di

resistenza clonato pto che conferisce resistenza nei confronti di

Pseudomonas syringae pv. Tomato, recante il corrispondente gene

AvrPto. Pto è membro di una piccola famiglia di proteine serinetreonine-

chinasi che include anche la proteina chinasi Fen. Le

proteine Pto e Fen per essere attive richiedono l’intervento della

proteina PRF che, analogamente alle proteine di resistenza

appartenenti alla prima classe, presenta una regione LRRs e un dominio NB.

La quinta classe di proteine di resistenza è invece rappresentata

dal prodotto del gene RPW8 di Arabidopsis. Si tratta di una piccola

proteina di membrana, con un dominio citoplasmatico di tipo

“coiled-coil”, e conferisce resistenza a Erysiphe cichoracearum (Xiao et al., 2001b)

Alla sesta classe appartengono le proteine codificate dai geni di

resistenza Ve di pomodoro, che conferiscono resistenza a

Verticillium dhalie (Kawchuk et al., 2001). I due geni correlati, Ve1

e Ve2, codificano per glicoproteine transmembrana contenenti un

dominio LRR extracellulare e, o un dominio a cerniera di leucina

(LZ) o una sequenza peptidica Pro-Glu-Ser-Thr (PEST). Il dominio

LZ può facilitare la dimerizzazione delle proteine, attraverso la

formazione di strutture “coiled-coil”, mentre la sequenza PEST è

spesso implicata nella compartimentalizzazione delle proteine.

L’omologia nella sequenza e nell’architettura strutturale delle

proteine codificate dai geni di resistenza, suggerisce che queste,

oltre alla funzione implicata nei meccanismi di difesa, possono

svolgere altre importanti funzioni. È stato ipotizzato che esse

possano essere direttamente coinvolte nella regolazione di diversi

processi fisiologici. In particolare, l’omologia di sequenza dei geni

di R, suggerisce che i loro prodotti rappresentano versatili corecettori

molecolari di diversi ligandi come monomeri, dimeri o

eteromeri, assumendo una funzione analoga a quella verificata nei

mammiferi per i recettori dei fattori di crescita (Heldin, 1995).

Diversamente dalle proteine di resistenza, i prodotti dei geni di

avirulenza presentano poche caratteristiche comuni (Van ‘t Slot e Knogge, 2002).

Il fatto che molti geni Avr siano mantenuti in una popolazione

di organismi patogeni, suggerisce che i loro prodotti in aggiunta al

ruolo di fattori di avirulenza abbiano una funzione benefica per il

patogeno stesso. È oramai opinione comune che i prodotti dei geni

Avr siano “bifunzionali” e svolgano un ruolo nella virulenza del

patogeno (Gabriel, 1999; Kjemtrup et al., 2000; Van ‘t Slot e

Knogge, 2002; White et al., 2000). Le proteine AVR possono

intergire con specifiche molecole della pianta, definite “target di

virulenza”, che possono, ad esempio, essere implicate nel

metabolismo o nei meccanismi di difesa della pianta. Da questa

interazione potrebbe risultare la soppressione dei meccanismi di

difesa nell’ospite o un miglioramento nella disponibilità di nutrienti

per il patogeno (Van der Biezen a Jones, 1998).

Tuttavia, una chiara funzione biologica di questi elicitori

proteici è stata determinata solo per un numero limitato di essi

(Laugè and De Witt, 1998; Van’t Slot and Knogge, 2002). Il gene

Avr-pita, del fungo Magnaporthe grisea, codifica per una

metallopreteasi (Orbach et al., 2000), mentre la proteina di

avirulenza NIP1 di Rhynchosporium secalis stimola l’attività H+-

ATPasi durante il processo patogenetico (Welvesiep et al., 1993).

Per il gene Avr9 è stata ipotizzata una possibile funzione nel

metabolismo dell’azoto (Van den Ackerveken et al., 1994).

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